Carissimi amici del kamishibai, cantastorie e curiosi, lo sapevate che anche se inizialmente il kamishibai veniva messo in scena solamente in strada, visto l’enorme successo e la notevole capacità di riunire a sé una grande quantità di persone, riuscì ad espandersi anche in altri luoghi e per altre finalità?

Potremmo dividere essenzialmente l’utilizzo della tecnica kamishibai in tre diverse tipologie:

gaitō kamishibai (kamishibai all’angolo della strada), che fu la tipologia che ebbe maggiore diffusione e da cui, tendenzialmente, ebbe origine il fenomeno del kamishibai. Infatti, i kamishibaiya (i cantastorie) teatralizzavano e spettacolarizzavano i racconti con il solo uso del teatro e delle tavole che vi scorrevano dentro. I kamishibaiya diventavano parte integrante della performance trasformando la narrazione in un vero e proprio spettacolo a cui i bambini non potevano resistere.

– Il kyōiku kamishibai (kamishibai educativo) si diffuse grazie a un’educatrice progressista cristiana di nome Imai Yone, che si rese conto che molti dei suoi studenti non seguivano le sue lezioni per andare ad ascoltare il gaitō kamishibaiya e le sue storie kamishibai. Imai si accorse del potenziale e dell’attrattiva che il kamishibai aveva sui ragazzi e di come questa stessa tecnica potesse essere utilizzata per la diffusione di un forte messaggio morale, specialmente nelle zone di periferia più povere. Tra le prime storie ricordiamo alcune parabole come La pecorella smarrita e Il buon samaritano. Imai fu anche la prima ad aumentare la grandezza delle tavole per poterle pubblicare in serie.

– Il kokusaku kamishibai (il kamishibai di propaganda) faceva parte dei media espressivi che vennero usati per promuovere la propaganda bellica durante la guerra che scoppiò tra Giappone e Cina e che terminò solamente con la fine della seconda guerra mondiale. Il kamishibai, utilizzato con lo scopo non tanto di intrattenere e divertire il pubblico, quanto come strumento di propaganda per istillare le idee filogovernative, perse tutte le sue caratteristiche espressive. Le storie avevano addirittura allegati  degli opuscoli contenenti le regole a cui attenersi per leggere e interpretare ogni racconto.